INTRODUZIONE
Seguendo l'Exploratorium

La mostra che qui presentiamo è una collezione di exhibit interattivi, cioè di dispositivi che permettono al visitatore di percepire in modo diretto alcuni interessanti fenomeni naturali. Li abbiamo costruiti noi, prendendo a modello quelli dell'Exploratorium di San Francisco, che sono diventati famosi in tutto il mondo per il loro singolare stile espositivo ed educativo. La storia della nostra iniziativa è geneticamente collegata a quella di questo importante museo della scienza L'Exploratorium fu fondato nel 1969 da Frank Oppenheimer, fratello minore di Robert, celebre per la costruzione della prima bomba atomica e per il suo successivo pentimento. Fisico come il fratello, F. Oppenheimer cominciò la sua carriera come ricercatore e non smise mai di esserlo nel corso della sua vita. Ma chi lo ha conosciuto lo ricorda principalmente per la sua straordinaria qualità di educatore. È da sottolineare, a questo proposito, la sua partecipazione alla sperimentazione dei materiali prodotti dal PSSC (Physical Sciencc Study Commitee), il Comitato che negli Stati Uniti, alla fine degli anni cinquanta, fu chiamato dal governo federale a rimodernare l'insegnamento della fisica. La "biblioteca di esperimenti", che egli propose di lì a poco agli studenti dell'Università del Colorado, può considerarsi lo stadio più avanzato del suo coinvolgimento nelle innovazioni messe in moto dal PSSC e, nello stesso tempo, il prototipo dell'Exploratorium. In un viaggio in Europa, avvenuto nel 1965, visitando i più importanti musei della scienza e della tecnica di questo continente, Oppenheimer rimasse impressionato dalla loro vocazione genuinamente educativa. In particolare fu colpito dall'approccio interattivo offerto dal Deutsches Museum di Monaco di Baviera e dalle caratteristiche espositive sia del Palais de la Découverte di Parigi che dello Science Museum di Londra. Sensibile com'era ai problemi dell'apprendimento della scienza, Oppenheimer notò che nessuno dei tanti musei negli Stati Uniti poteva competere, sul piano pedagogico, con i migliori musei europei. Tornato in patria, il suo pensiero fu totalmente rivolto alla realizzazione di un nuovo museo, per colmare tale lacuna.


L'interattività incoraggia l' esplorazione

Il progetto di Oppenheimer partiva dalla convinzione che la via d'accesso alle leggi e ai fenomeni della scienza dovesse essere l'esperienza diretta, piuttosto che i modelli esplicati vi o le simulazioni in uso negli altri musei Questa visione dell'apprendimento, che potremmo definire esperienziale, richiese la costruzione di apparati ad hoc, concepiti in modo tale da presentare fenomeni isolati, controllabili direttamente dal visitatore gli exhibit interattivi Interattivi in quanto chiunque, interagendo con essi, può percepire le variabili fisiche caratteristiche dei fenomeni osservati Poiché l'interattività incoraggia l'esplorazione, gli exhibit possono essere considerati dei grossi giocattoli, mediante i quali la scoperta delle leggi è un piacevole divertimento Per la progettazione degli exhibit Oppenheimer volle gruppi di lavoro costituiti da scienziati, da insegnanti c anche da artisti Egli era con vinto che scienza e arte si completassero a vicenda nel fornire i mezzi necessari alla conoscenza della natura In altri termini, per essere davvero utili alla sua concezione dell'educazione gli exhibit dovevano valorizzare sia gli aspetti estetici della scienza sia quelli cognitivi dell'arte Tuttavia Oppenheimer non nascose la sua preferenza per l'approccio conoscitivo basato sulla percezione, tipico degli artisti, rispetto a quello logico-formale, dei manuali scientifici Questa scelta costituì, di fatto, l'elemento di contrasto più forte con la visione della scienza che ispirava gran parte degli altri musei.

Poiché l'esperienza diretta implica la partecipazione attiva del pubblico, l'Exploratorium diventò subito un'attrazione. Fu immediatamente -identificato come il luogo in cui, oltre soddisfare le curiosità scientifiche, le persone potevano rifamiliarizzarsi con fenomeni che avevano cessato di notare o che non avevano mai capito a scuola. A tale immagine contribuiva non poco l'ambiente non pretenzioso, rilassante e comunicativo creato all'interno del museo. Oppenheimer paragonava una visita all'Exploratorium a una passeggiata nel bosco, durante la quale ci si può fermare e curiosare dove e quanto si vuole, senza assillo. E ripeteva che non era tanto importante la quantità di cose che i visitatori apprendevano , ma che effettivamente vedessero, toccassero, manipolassero e ascoltassero. Ciò, però, non significa che la funzione degli exhibit si esaurisse nel compito di stimolare la curiosità dei visitatore. Al contrario, essi erano studiati coi preciso intento di servire all'insegnante come validi punti di appoggio per sviluppare con la classe, ma in modo non obbligante, un particolare tema di fisica, di matematica o di scienze.


I Cookbook e lo Snackbook

Il successo ottenuto da questa impostazione museologica pose il problema di come fare per replicare gli exhibit che venivano richiesti da altri musei. La soluzione fu quella di pubblicare dei veri e propri "ricettari" che, descrivendo i materiali e le tecniche costruttive utilizzate, consentissero a chiunque di eseguire copie fedeli degli exhibit originali. Questi ricettari, scherzosamente intitolati Cookbook (libri di cucina), sono realmente serviti per diffondere la concezione espositiva dell'Exploratorium dovunque c'era in animo di far nascere un museo interattivo La nostra iniziativa è, appunto, partita da essi! Ma realizzare un exhibit richiede abilità costruttive, conoscenza dei materiali e spazi espositivi che, in genere, gli insegnanti c le aule scolastiche non hanno Tali difficoltà, indubbiamente, costituiscono un limite per l'effettiva possibilità di coniugare lo spirito esperienziale proposto da Oppenheimer con le normali attività didattiche Tuttavia esse non provano affatto, come alcuni sostengono, che non vi siano alternative veramente praticabili al l'apprendimento " formale ", tipico dell'educazione scientifica tradizionale Né giustificano la convinzione che l'apprendimento "informale", sviluppatosi per merito dei musei interattivi, possa essere - nel migliore dei casi - solo complementare al "formale", ma in ambiti diversi e mai contemporanei Le moderne teorie educative dimostrano il contrario. Anzi tendono a sottolineare che la distinzione tra i due tipi di apprendimento è meno rilevante di quanto si pensi, ai fini del reale successo dell' insegnamento scientifico Per divulgare questa tesi, l'Exploratorium ha pubblicato lo Snackbook (libro degli assaggi) che propone un centinaio di versioni degli exhibit dei Cookbook al la portata delle capacità realizzatrici di un in segnante medio.


Il successo di uno stile espositivo

Tutto ciò prova che la nostra scelta di eseguire copie di exhibit famosi non deriva da mancanza di originalità, anzi è la conseguenza della precisa individuazione dello stile che garantisce i più alti livelli di fruizione, sia dal punto di vista cognitivo che estetico. Nel nostro lavoro di riproduzione, comunque, non abbiamo mai rinunciato alla creatività. In particolare quando si è trattato di trovare materiali in grado di sostituire bene quelli suggeriti dai Cookbook, che non riuscivamo a reperire qui in Italia. E quando, per rendere gli exhibit idonei al trasporto (come devono essere quelli di una mostra itinerante), abbiamo dovuto trovare soluzioni strutturali opportune perché fossero facilmente smontabili . In circa dieci anni di attività, abbiamo potuto verificare sul campo che il filone da noi seguito è davvero il termine di paragone più valido per chiunque voglia cimentarsi con i temi della comunicazione popolare dei fatti scientifici. Il calore dimostratoci ogni volta dai visitatori - di ogni età e di ogni livello d'istruzione - è per noi l'apprezza amento più concreto del valore educativo della mostra e il compenso più gratificante per l'impegno da noi profuso.


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